10 settembre 2018

Signora Ape Nera Sicula

Ci troviamo tra le campagne del parco alle pendici del monte San Calogero, seduti all’ombra di un albero data la giornata comunque torrida di fine estate. Aspettiamo che arrivi la protagonista della nostra intervista. Non abbiamo indossato particolari precauzioni, lei in fondo sa del nostro arrivo e non dovremmo temere neanche altre sue eventuali compagne, sono note per la loro particolare docilità.
Inganniamo piacevolmente l’attesa gustando il panorama che si ammira da quassù: la montagna e il mare azzurro si incontrano regalando un quadro di pace e pienezza come solo terre speciali come la Sicilia sanno dare. La sentiamo arrivare, è da sola, molto piccola, colpisce subito il suo colore scuro, il giallo è solo nella sua peluria; non appare per nulla provata nonostante il forte caldo di oggi, a differenza nostra che pur seduti, sembriamo sfiniti; sarà proprio vero che le alte temperatura non la sfiancano a differenza delle altre sue colleghe.

Signora Ape Nera Sicula

Si poggia su un sasso, fa un bel respiro

Lei: Bentrovati, scusate il piccolo ritardo, ma stavo giusto perlustrando un nuovo campo qui vicino. Vi vedo provati, il caldo siciliano non risparmia nessuno, eh.

Io: Tranne lei che mi pare invece fresca e serena nonostante la volata - rispondo sorridendo, soffiandomi con il quadernetto degli appunti.

Lei: Beh la mia fortuna sta nel mio Dna, siamo discendenti delle colleghe africane e geneticamente oltre al meraviglioso colore scuro della nostra livrea, ci portiamo da loro anche la resistenza alle alte temperature. Certo, a quanto dicono in giro, sembra che loro siano un “tantinello” aggressive, atteggiamento che invece non ci appartiene affatto…siamo in pace con il mondo noi – aggiunge con un pizzico di vanità.

Io: A proposito della sua livrea scura, senze le classiche marcate striature gialle, in questo momento storico, in cui il diverso viene visto con diffidenza, avete vissuto difficoltà particolari anche voi?

Lei: Nient’affatto. Queste sono cose che appartengono a voi umani, sarete pure una razza evoluta, ma avete un grandissimo difetto, se lo lasci dire , sembra troviate gusto ad allontanarvi dall’Essenza delle cose. Piuttosto ogni tanto, fermatevi e guardate la natura, le diversità hanno sempre convissuto, dando ognuna il suo contributo specifico al funzionamento dell’ecosistema intero, ogni essere vivente con le sue particolarità rende tutto questo speciale. Valorizzatevi piuttosto che distruggervi a vicenda, questo è il segreto.

Io: - cerco di mandare giù un certo umano fastidio nel sentirmi riprendere, e a buona ragione per giunta, da un essere così piccolo - Lo terremo più a mente o almeno ci proveremo. Ma torniamo a lei e al vostro lavoro, abbiamo saputo che avete avuto anni difficili in cui avete rischiato addirittura l’estinzione, giusto?

Lei: Eh sì, gli anni 70 sono stati per noi i più bui. Le nostre ave erano ormai in pochissime, nonostante secoli e secoli di forte presenza su questa isola. Si narra che fossero rimaste solo poche famiglie che abitavano dei bugni tenuti da un vecchio massaro di Carini, un paesino vicino Palermo. E sa perché tutto questo? Perché eravamo state sostituite nel tempo da colleghe ligustiche importate dal nord italia, rispettabilissime per carità, ma poco adatte al clima della Sicilia. La nostra rinascita la dobbiamo unicamente a un etnomologo siciliano, Pietro Genduso e al suo allievo Carlo Amodeo che studiarono per anni le poche rimaste a Carini. Il Sig. Amodeo le custodì come si fa con quanto di più prezioso e le portò dapprima in isolamento nelle isole di Vulcano e Filicudi; da lì in poi lavorò senza sosta al nostro ripopolamento, coinvolgendo tanti specialisti negli anni a venire. Ha creduto e crede tanto in noi…gli dobbiamo molto – pare emozionata da come le tremano le ali.

Io: È una bella storia, un incontro felice tra l’uomo e la natura, curiosità e rispetto insieme. Oggi in quali zone della Sicilia vi trovate?

Lei: Beh, siamo abitanti di tutta l’isola in fondo, dalle campagne del capoluogo dove ci troviamo oggi alle isole minori come Ustica, all’entroterra tra Enna e Caltanissetta sino a Ragusa, senza mancare nelle zone del messinese e dell’agrigentino. C’è una tale varietà di fiori in queste terre che non si può rimanere ferme in un unico posto – ha lo sguardo sognante e inizia a volteggiare come se volesse danzare – mandorlo, arancio, aneto, castagno e poi il cardo, la sulla, il mandarino, il nespolo - si ferma ad un tratto, si guarda attorno come se dovesse accertarsi di non avere orecchi indiscreti, si avvicina e a voce bassa dice - per non parlare dell’astragalo nebrodensis, il suo fiore è sempre stato il mio preferito – si adagia nuovamente sul sasso con un sorriso beato.

Io: Parla del suo lavoro con una gioia e un entusiasmo contagiosi e questo le fa onore, non tutti amano così tanto i luoghi in cui sono chiamati a lavorare.

Lei: Amo il mio lavoro perché mi consente di stare all’aria aperta, di ammirare le bellezze che questa terra porta con sé, certo poi devo sempre rientrare in sede e lì il tutto diventa molto duro, ma sono sempre carica della bellezza che ho visto fuori e questo mi permette di lavorare con più tenacia e passione. E poi siamo un bel gruppo di lavoro, ognuna sa bene la sua mansione, il livello di competenza è molto alto ormai – si fa professionale adesso, dal tono di voce più serio alla postura tesa – produciamo polline, propoli, pappa reale, cera e naturalmente miele e, in qualsiasi stagione sa, sia in inverno che in estate, siamo toste noi – chiude con orgoglio.

Io: Complimenti. Bene, allora adesso la libero così può tornare al suo lavoro. È stato davvero piacevole parlare con lei in serenità, solitamente noi umani nel vedere voi api, proviamo a cacciarvi via temendo possibili attacchi con conseguenze alquanto fastidiose per la nostra pelle e salute in generale.

Lei: Attenzione signora – ronza dritta davanti al mio viso con tono quasi minaccioso - lei ha ben detto, vi allontanate dalle “api”, noi lo ricordi sempre, siamo “API NERE” e questo fa la differenza.

Vola via decisa perdendosi tra i colori della calda campagna siciliana.

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